L’importanza dell’abbigliamento tecnico
Ovvero perchè vestirsi in modo corretto è fondamentale per muoversi
in tutti gli sport di montagna e non solo.
UN IMPORTANTE INCIPIT
Questo non sarà un mio normale articolo, ve lo dico già.
Non sarà il solito raccontarvi un argomento legato al mondo dell’abbigliamento tecnico o dell’attrezzatura, o meglio, non sarà solo questo.
Negli ultimi mesi mi sono messo in gioco, qui sul blog e nei miei video su YouTube, ed ho cercato di impegnarmi nel condividere con voi le mie esperienze, professionali e non, con lo scopo di trasmettere un po’ di nozioni legate al mondo degli sport outdoor e delle varie discipline che lo compongono. Il fine era (ed è tutt’ora) quello di fare una corretta informazione su questi argomenti sia per aiutare i neofiti che si avvicinano a questi sport, in modo che potessero trovare un po’ di informazioni utili e che potessero evitare alcuni errori basilari, sia per fornire un ulteriore punto di vista a coloro che già hanno esperienza.
Come spesso succede però, sopratutto qui nel mondo virtuale dove ognuno si sente in dovere di dire la sua, si arriva inevitabilmente ad imbattersi in vari “fenomeni” ed in vari “tuttologi” di ogni argomento, sempre pronti a sbugiardare ogni affermazione sostenendo la loro tesi, ovviamente opposta alla tua, e facendolo quasi sempre in modo poco piacevole o accusatorio o denigratorio. E se la libertà di espressione è sacrosanta ed inviolabile, vale la stessa cosa per il rispetto!
Purtroppo per loro però c’è da ricordare che in un campo come quello dell’abbigliamento tecnico e dell’attrezzatura da outdoor, di qualunque tipo essa sia, esiste un giusto ed uno sbagliato che non sono opinabili e non sono (in gran parte) soggetti a discussione. E so che messa così può suonare male ma vi chiedo, per i prossimi cinque minuti, il beneficio del dubbio in modo da spiegarvi cosa intendo.
COSA SIGNIFICA “TECNICO”?
In realtà la risposta è davvero molto semplice:
”Si tratta di una particolare branca dell’abbigliamento che viene realizzato con materiali tecnologici ed innovativi e che ci permette di essere molto più performanti e confortevoli durante l’attività sportiva in condizioni di movimento (ovvero di “stress fisico”) così come in ambienti all’aperto, dalla semplice montagna arrivando fino a luoghi estremi come l’alta quota. “
Ovviamente ogni disciplina sportiva ha i suoi specifici tessuti ed i suoi capi tecnici, ma per l’outdoor si parla, almeno per le aziende che producono capi di buona qualità, di un tipo di abbigliamento con un alto livello di complessità e tecnologia (considerate che il vestiario da outdoor è il più complesso ed il più tecnologicamente avanzato sul mercato). Nelle discipline sportive all’aperto infatti si avrà bisogno di capi che siano resistenti ed allo stesso tempo in grado di proteggerci da intemperie, abrasioni, rovesci e che reagiscano correttamente a tutte le tipologie di clima che madre natura sa creare.
Quali sono quindi le caratteristiche principali dell’abbigliamento tecnico?
I parametri di valutazione sono davvero tanti ma tra i principali potremmo inserire:
La capacità di termoregolare il nostro calore corporeo
La traspirabilità
L’asciugatura molto veloce
La leggerezza e la comprimibilità
La capacità di garantirci massima libertà di movimento
L’idrorepellenza o l’impermeabilità (per gli indumenti esterni come i gusci)
Se ci pensiamo infatti i capi tecnici ci offrono uno spettro di caratteristiche senza le quali faremmo probabilmente molta più fatica a frequentare certi ambienti ed a praticare certe discipline sportive.
Le magliette tecniche ci permettono di avere una maggior traspirabilità, i gusci impermeabili ci garantiscono di rimanere asciutti anche sotto forti piogge e pensati nevicate, gli imbottiti in sintetico o in piuma (qui l’articolo con le differenze) ci garantiscono calore nonostante il loro peso contenuto e via dicendo. Insomma è innegabile che questi capi d’abbigliamento, ma vale anche per le attrezzature, ci rendano infinitamente più facile e confortevole la vita all’aria aperta permettendoci di godere appieno delle bellezze che le discipline e gli ambienti outdoor hanno da offrire.
L’AMBIENTE NATURALE NON SEGUE LE NOSTRE REGOLE
“Guarda che per fare trekking e per muoversi in montagna l’abbigliamento tecnico non serve” o ancora meglio “Eh ma io con la giacchetta da 25 euro ho fatto tutti i 4000 delle alpi.”
In questi casi la mia risposta, spesso sconsolata e sempre ironica è: “Ah beh, allora tu sì che sei uno in gamba!”
E sia chiaro non non bisogna certo dimenticare che ci sono persone in grado di arrivare in cima al Cervino o al Monte Bianco in braghette corte e scarpe da trail running. Queste persone però sono (quasi) sempre degli atleti, ovvero persone in grado di compiere questo tipo di performances grazie a mesi di preparazione ed allenamento, supportati da un team che li aiuta in ogni parte del percorso ed ancor più importante in condizioni climatiche ed atmosferiche perfette. La bravura infatti risiede nel saper limitare i rischi ed i pericoli, che l’ambiente outdoor possiede per sua intrinseca natura, verso il numero percentuale più basso possibile.
La stessa cosa (molto probabilmente in modo inconscio) succede con quello che si fa tutti i 4000 delle alpi con la giacchetta da 25 euro. Per muoversi in condizioni ottimali non ci serve di certo avere indumenti ed attrezzature super performanti e tecniche.
Perchè finchè tutto va bene e finchè le condizioni sono perfette non si corre alcun pericolo.
I problemi insorgono quando l’ambiente naturale cambia (ed è una cosa che può succedere in modo molto veloce ed imprevedibile) diventando improvvisamente ostile e pericoloso. In montagna infatti, ma non solo, il tempo può cambiare in modo drastico nel giro di 5 minuti trasformando una giornata di sole e caldo in una tempesta di grandine e fulmini; o ancora terreni e sentieri “facili” possono diventare ambienti molto pericolosi in base al variare delle condizioni ambientali.
Insomma di base dovremmo smetterla di pensare che muoversi in outdoor sia una cosa facile così come dovremmo abbandonare quell’idea di sicurezza e protezione che proviamo nei luoghi antropizzati e “controllati” in cui normalmente viviamo. Che si tratti di montagna, di boschi, di canyon, di quote basse, medie o alte dobbiamo sempre ricordarci che:
L’ambiente outdoor non si basa sulle normali regole a cui siamo abituati ma segue invece le regole della natura.
Certo, ognuno di questi diversi ambienti ha diverse caratteristiche ed al suo interno vi sono diversi rischi che possono essere più o meno pericolosi. Al tempo stesso però non dobbiamo dimenticarci che stare in natura non è come essere in centro a Milano (esempio che vale per ogni ambiente antropizzato) dove se il tempo cambia e se ci troviamo in difficoltà ci basta ripararci sotto un portico o entrare in un bar per bere qualcosa di caldo o ancora comprare un ombrello. Troppo spesso infatti tendiamo a sottovalutare i rischi ed i possibili eventi che possono verificarsi muovendosi all’aperto.
Per avere una discreta garanzia di “tirare il culo fuori dalle pedate” dobbiamo avere con noi TUTTA l’attrezzatura e l’abbigliamento corretti e necessari per prevenire ogni tipo di situazione e pericolo che quell’ambiente potrebbe scatenare!
Insomma l’ambiente montano (e non) è da frequentarsi con coscienza e conoscenza, e non con la testa tra le nuvole o “all’arrembaggio” come troppo spesso mi capita di vedere.
NON SIAMO PIÙ NEGLI ANNI SESSANTA!
“Beh ma prendi ad esempio Carlo Mauri o ancora Walter Bonatti o magari Jerzy Kukuczka che è salito su due ottomila in un solo inverno indossando le camicie di flanella ed il maglione di lana grossa. Loro andavano in montagna e facevano delle grandi imprese eppure non avevano vestiario ed attrezzatura tecnica”.
Non avete idea delle volte in cui mi sono dovuto scontrare con queste frasi del cavolo!
Perchè tali sono ed il più delle volte dimostrano solo l’incompetenza di chi le pronuncia.
Ora, al di là del fatto che Kukuczka era un alieno, e che se avesse avuto i mezzi che abbiamo oggi avrebbe probabilmente (non lo possiamo sapere ma ci sono buone probabilità) fatto delle cose disumane, ma sostenere una tesi come quella pronunciata sopra da realmente dimostrazione di voler seguire un ragionamento che non sta in piedi!
Sarebbe più o meno come sostenere che, siccome nel 1969 siamo andati sulla Luna con la sonda Apollo 11 e che invece oggi con i moderni shuttle sulla Luna non ci andiamo, allora l’Apollo è nettamente migliore delle odierne navette spaziali.
Pensate addirittura che ci sono state persone che mi hanno detto: “Io ho fatto tutti i miei test sui capi tecnici e sui materiali ed in realtà ho scoperto che sono tutti uguali!”
Da chi diceva di aver tagliato giacche di diversi materiali e prezzi per confrontarle a chi aveva fatto i test dell’impermeabilità nella doccia di casa sostenendo che le membrane da 20 euro tenessero fuori più acqua di quelle in Gore Tex!
Capite da voi che forse sarebbe il caso di evitare di fare dei test “casalinghi” che in fin dei conti non provano e non valgono assolutamente nulla. Gli indumenti tecnici e le attrezzature vengono prodotti e testati seguendo un metodo scientifico e con modalità e parametri di laboratorio che simulano ambienti estremi di certo non ricreabili nella doccia casa.
È però altrettanto vero, e per l’outdoor questo detto veste a pennello, che l’abito non fa il monaco. Vestirsi con migliaia di euro di abbigliamento non ci trasforma in Hervè Barmasse o in Tamara Lunger così come non ci permette di arrampicare tre gradi in più in falesia o di fare un trekking di lunga distanza se non siamo allenati. Ma ancor più importante è il fatto che il vestirci super tecnici da capo a piedi, per quanto possa essere corretto, non è in grado di trasmetterci magicamente le giuste conoscenze per affrontare ogni ambiente. Ecco perché frequentare dei corsi specifici o affidarsi all’esperienza di professionisti del settore può fare un’enorme differenza nel muoverci in outdoor.
Nonostante queste “controindicazioni” comunque rimane sottinteso che vestirsi tecnici ed avere la corretta attrezzatura ci permette di prevenire le eventuali situazioni che in outdoor si possono verificare e ci da un minimo di margine d’errore in più sulla sicurezza della nostra uscita.
GLI ELEVATI COSTI DELL’ABBIGLIAMENTO TECNICO
Un’altro importante passo poi, sarebbe quello di smettere di pensare che le aziende del settore outdoor facciano pagare i propri prodotti secondo il marketing o la “fama” del brand e non per dei reali motivi legati alla tecnicità dei capi. Se infatti questa regola può essere valida per altri settori dell’abbigliamento, come l’alta moda o lo streetwear, dove succede di vedere marchi che si fanno pagare solo per il nome del brand, così non è per la stra grande maggioranza delle aziende tecniche. Come detto in apertura l’abbigliamento outdoor è tra i più tecnologicamente avanzati sul mercato e quindi molto spesso racchiude al suo interno dei materiali super costosi e con tecnicità avanzatissime che giustificano il prezzo dei capi tecnici.
L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA FORMAZIONE E L’AUMENTO DEI SOCCORSI
Negli ultimi anni si è vista una costante crescita nel comparto degli sport outdoor a partire dallo sci alpinismo (che ha segnato un +9% nel 2020 e che è aumentato dai 33 mila praticanti del 2010 ai 132 mila del 2020) arrivando al trekking (che è uno sport in crescita da ormai 10 anni e che ha visto i numeri aumentare del +3,5% circa ogni anno).
Quest’estate in particolare è stato evidente a tutti quante “nuove” persone si siano approcciate agli sport all’aria aperta. Vuoi perché invogliate dalle pubblicità, vuoi perché spinte dalla voglia di riscoprire gli ambienti naturali o vuoi in parte perché la quarantena ha fatto desiderare a tanti di noi di starcene immersi nella natura godendo di tutti i suoi ambienti. Ma se l’aumento di queste discipline rappresenta una notizia meravigliosa bisogna anche dire che tale aumento ha sottolineato quanto impreparati ed improvvisati molti di questi nuovi frequentatori fossero.
Nel 2020 il soccorso alpino nazionale ha effettuato il maggior numero di interventi DA SEMPRE, vedendo un aumento del 35% (media nazionale, arrivata a toccare il 45% in più in alcune aree) di soccorsi nonostante più di due mesi di lockdown forzato. E se di tutti questi interventi una buona parte si sarebbe probabilmente fatta lo stesso per effettivi incidenti è comunque stato segnalato il fatto che molti di questi sono avvenuti per portare aiuto a frequentatori (semi)improvvisati che girano in numero sempre maggiore.
Di questi interventi infatti tanti si sarebbero potuti evitare molto semplicemente dotandosi delle corrette attrezzature e delle corrette informazioni. Mai come oggi infatti risulta importantissimo essere capaci di comprendere la cultura che circonda l’outdoor, di essere in grado di analizzare e comprendere gli ambienti che si vanno a frequentare e soprattutto di trasmettere e comunicare delle corrette informazioni riguardo agli sport outdoor.